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Dal Veneto al Madagascar: una storia di basket e sanità del consigliere Gulotta

Ci sono storie che soltanto l’uomo e la pallacanestro sanno raccontare. Piccole avventure che mettono al centro l’umanità e il sacrificio, ma anche lo sforzo di tante persone di buona volontà di trasformare un sogno in una grande realtà.
E’ quello che ha potuto vivere il nostro neoeletto consigliere regionale, Maurizio Gulotta, che nei mesi scorsi è andato nella parte nord del Madagascar, precisamente nell’isola di Nosy Be nella località di Hell Ville a seguito di una Onlus che è una nave ospedale: l’Elpis Nave Ospedale.
Da tempo la sua attività si è rivolta alla popolazione del Madagascar in particolare nella zona Nord del paese. La nave è dotata di 2 sale operatorie ed anche di attrezzature portatili per raggiungere i villaggi nelle diverse isole

La missione con caratteristiche di volontariato è inserita in un formale accordo di cooperazione con il governo malgascio e fa parte del progetto in corso denominato Fahasalamana II a beneficio sia della popolazione locale sia alla formazione del personale sanitario locale
Ma come lega una nave ospedale al basket? Ce lo racconta proprio il nostro consigliere:
“Tramite un liceo di Trieste, c’era stata la possibilità di regalare dei computer alla scuola della città per attivare un’aula informatica – racconta Gulotta – Guardando le foto della struttura non ho potuto non vedere che c’erano dei ragazzi che giocavano a basket, ma scalzi. E da lì è nata l’idea di portare nel viaggio successivo due kit di divise da gioco, una per i ragazzi e una per le ragazze”.

Ma il fascino del basket e la forza di un sogno non si possono fermare a un solo passo. Ed ecco che nei mesi scorsi è arrivato il secondo capitolo: “I responsabili ci hanno fatto presente che servivano dei palloni – continua Gulotta – Allora grazie all’aiuto di una ragazza che gioca in una squadra senior femminile, ho fatto portare un po’ di palloni. E appena sono arrivato con i palloni, hanno deciso di organizzare una partita amichevole tra di loro. Per loro è stato una grande cosa”.
Un piccolo gesto che per tanti ragazzi è valso tantissimo: “Tant’è vero che alcuni di quei ragazzi quando mi vedono mi chiamano presidente, e io gli rispondo “Presidente di che cosa?”. Insomma sicuramente abbiamo portato la cosa più importante, che è la sanità gratuita, ma anche la possibilità di vivere le emozioni della pallacanestro. Insomma mi sento di essere diventato uno di loro”.